IL GRANDE SPAVENTO
di Valentina Diana
regia Giuseppe Semeraro
con Dario Cadei, Silvia Lodi, Otto Marco Mercante, Cristina Mileti, Giuseppe Semeraro
disegno luci e musiche Vincenzo Dipierro
produzione Principio Attivo Teatro
DEBUTTO_Festival Primavera dei Teatri 2025
SELEZIONE_Puglia Showcase 2025
Il testo “Il Grande Spavento” è stato selezionato da FABULAMUNDI PLAYWRITING EUROPE
all’interno del progetto PLAYGROUND LONDRA 2022
SINOSSI
All’interno di un misterioso centro di meditazione olistica, un po’ salotto e un po’ futuristica serra per le piante, cinque personaggi seguono un percorso di meditazione in cui la meditazione stessa è associata all’ascolto delle piante. Ogni personaggio nella storia è associato ad un piccolo albero con cui svolge la propria meditazione. In un arco temporale di alcuni anni le vicende dei protagonisti sono riassunte per momenti culminanti ed esplicativi del percorso di meditazione. Oggi più che mai siamo nella continua e affannosa ricerca di qualcosa di sacro e a cui aggrapparci con le unghie. I personaggi della vicenda sono tutti alla ricerca di una via spirituale per uscire dal dolore delle vicende private che lentamente emergeranno durante la storia. Al di là di una sottile ironia rispetto all’orgia e all’abbuffata dei corsi pseudospirituali che ormai ci vengono proposti continuamente, quello che emerge è la miseria e la solitudine di questi personaggi che dietro l’aspirazione a una nuova via di cambiamento spirituale nascondono delle ferite piene di un vuoto indicibile. Un lavoro che cerca di affrontare quel senso di smarrimento e di ricerca costante di quella parte sacra che ci teneva uniti e che ormai pare irrimediabilmente evaporata.
La struttura drammaturgica richiama il linguaggio delle serie TV. Il percorso di a meditazione condiviso diventa il luogo in cui germogliano relazioni e possibilità di ascoltare il dolore altrui. Per i protagonisti, l’unico contatto con il sacro sembra avvenire proprio nell’incontro con l’altro: nel silenzio che rivela le ferite, nella presenza ingombrante dei corpi. Lo spettacolo non offre nessuna salvezza né vie di fuga. Il tono è cinico, il linguaggio affilato, attraversato da un’ironia pungente, mentre gli eventi assumono tratti grotteschi e surreali. I personaggi sopravvivono nella loro
miseria quotidiana, prigionieri di esistenze piccole e fragili. Ed è forse proprio per questo che riescono a farci ridere — e, alla fine, anche a commuoverci.
età: +18 anni
genere: prosa
PRESS
“Il Grande Spavento” di Principio Attivo Teatro (di Valentina Diana, regia Giuseppe Semeraro) ci immerge in un microcosmo borghese rarefatto, un centro olistico dove la meditazione sulle vibrazioni delle piante si trasforma in un inquietante viaggio nell’anima. Cinque personaggi condividono uno spazio che a prima vista pare armonioso, ma sin dai primi scambi, interrotti da silenzi tesi e pause rituali, emerge una sottile dissonanza. La coralità iniziale, scandita da voci, posture e mantra comuni, si sfalda in una solitudine progressiva, messa a nudo da confessioni ambigue e tensioni non dette. Lo spettacolo si struttura come una liturgia smascherante, un meccanismo teatrale che scova fragilità e ferite profonde: senso di colpa, abbandono, alienazione. Ogni personaggio, pur parte del collettivo, è tragicamente solo. Eppure si ride, spesso. Ma è un riso che graffia, una risata che non placa ma svela. Sotto la patina comica, cifra stilistica della compagnia, emergono temi profondamente metafisici: la ricerca del sacro, dell’autenticità, di un contatto vero con la natura e con sé stessi. In questo spazio scenico nitido e minimale, tutto sembra trasparente, eppure nulla è davvero chiaro: il teatro di Principio Attivo vive nello iato fra superficie e abisso.
Vincenzo Sardelli_https://www.klpteatro.it/puglia-showcase-2025-reportage


